L’OCCHIO DI VETRO
Evento concluso2022lun29ago21:30lun23:30L’OCCHIO DI VETROUN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLA MEMORIA

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L’OCCHIO DI VETRO Regia di Duccio Chiarini Genere: documentario– 2020 IL RACCONTO DI UN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLA MEMORIA, ALLA RICERCA DEL PASSATO FASCISTA
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L’OCCHIO DI VETRO
Regia di Duccio Chiarini
Genere: documentario– 2020
IL RACCONTO DI UN VIAGGIO NEL TEMPO E NELLA MEMORIA, ALLA RICERCA DEL PASSATO FASCISTA DI UNA FAMIGLIA
Alla morte della nonna Liliana, il regista pisano Duccio Chiarini ripercorre il passato fascista della sua famiglia con un viaggio fisico e insieme spirituale alla ricerca delle proprie radici. Servendosi di fotografie, documenti, lettere, cimeli e del diario del prozio Ferruccio, adolescente che aderì alla Repubblica di Salò, Chiarini racconta la storia del bisnonno Giuseppe Razzini, tornato a casa dalla Grande guerra con un occhio di vetro e entusiasta fascista della prima ora, e dei figli Liliana, Ferruccio e Maria Grazia, i primi due convinti seguaci di Mussolini, l’ultimata sposata con un antifascista. Qual era il rapporto fra queste persone? E perché i Razzini fecero calare una cappa di silenzio sugli anni della guerra, divisi dalla fede politica ma legati dall’affetto?
Dopo Hit the Road, nonna, Chiarini indaga un altro aspetto della sua complessa e affascinante storia familiare, trasformando dolorose vicende private nel riflesso di una storia tutta italiana.
L’occhio di vetro è la versione cinematografica italiana del graphic novel tedesco-americano “Heimat” di Nora Krug (Einaudi Stile libero): un percorso di analisi che affronta le domande irrisolte di una famiglia e prova a cercare risposte per una nazione intera. Là è la vicenda di una famiglia forse complice del regime nazista; qui l’adesione al fascismo e alla Repubblica di Salò da parte di uomini e donne che nascosero poi in decenni di reticenze e silenzi il loro disappunto o il loro dolore.
La storia dei pisani Razzini, ramo materno della famiglia di Duccio Chiarini, è la storia di un Paese che non hai mai completamente fatto i conti col passato e che in nome della serenità e dell’affetto ha preferito tacere sia il peso di una sconfitta, sia la rivalsa di chi finì per prevalere.
Sincero, curioso, amorevole, fragile nonostante il fisico da omone, Chiarini rende pubblico un tormento che lo anima fin dall’adolescenza, da quando per la prima volta venne a conoscenza del legame dei bisnonni, dei nonni e del prozio con la parola “fascista”: chiede difficili spiegazioni ai testimoni ancora in vita; raccoglie fotografie e documenti; parte coi genitori alla volta del Lago di Garda e del Lago di Iseo, dove durante gli ultimi anni di guerra vissero rispettivamente la parte di famiglia convinta sostenitrice del Duce e la parte che aderì invece alla guerra partigiana (un altro prozio di Chiarini, Giorgio Piovani, fu poi scrittore premio Viareggio e senatore del PCI).
Recensione by Roberto Manassero (MyMovies)
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