Carolina Invernizio
2022gio21lug17:00gio19:00Carolina InvernizioUna giallista piemontese

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Katia Bernacci presenta: Carolina Invernizio – La casalinga di Voghera che fece lacrimar l’Italia Poteva anche capitare, nel corso di una storia, che gli occhi del protagonista cambiassero da neri a
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Katia Bernacci presenta: Carolina Invernizio – La casalinga di Voghera che fece lacrimar l’Italia
Poteva anche capitare, nel corso di una storia, che gli occhi del protagonista cambiassero da neri a celesti, che un personaggio dato per defunto inopinatamente risorgesse o che l’assassino con una mano afferrasse alla gola la sua vittima e con l’altra – chissà come… – le sputasse in viso. Per dire che la qualità della scrittura e l’attenzione ai particolari non erano una priorità, almeno rispetto alla capacità di coinvolgimento della trama.
Per il resto, i libri di Carolina Invernizio (le cui capacità affabulatorie iniziano con la stessa data di nascita: gli atti comunali di Voghera testimoniano il 1851, ma lei raccontò sempre che era il 1858), avevano tutto ciò che serviva a farsi leggere da generazioni di fanciulle e donne di ogni ceto e classe sociale (e di nascosto anche a molti uomini, per la verità): drammi domestici a tinte forti, amori, gelosie, assassini, suicidi, pazzi, cattivi (di solito sempre milanesi… ), rocambolesche agnizioni, «candide nefandezze e timorate perversioni», colpi di scena tanto fulminanti quanto inverosimili, e – ingrediente irrinunciabile – una leggera ma saporita dose di sesso.
Scrittrice col passo del feuilleton e il gusto latino-americano del racconto, la “Madamin” che fece fremere l’Italia umbertina segnò la via popolare alla narrativa di genere seguendo ispirazioni che la portavano a percorrere ora la strada del romanzo storico ora del giallo dazione piuttosto che del thriller orrorifico o del dramma d’amore. In quarant’anni di domestica carriera, Carolina Maria Margaritta Invernizio da Voghera (stessa patria della famigerata casalinga arbasiniana a cui, profeticamente, i suoi libri si rivolgevano) scrisse 150 tra romanzi e racconti che tra la fine dell’ottocento e l’inizio del Novecento le assicurarono un successo travolgente e duro a morire viste le continue ristampe e addirittura, da parte di Einaudi, l’inserimento in una collana di classici (è appena uscito Il bacio di una morta nei tascabili): titoli come Odio di araba, Anime di fango, La vendetta di una pazza, La sepolta viva, Il treno della morte o Lara, l’avventuriera che per il “taglio” gotico, il contenuto a volte scabroso e un certo impudente sberleffo al conformismo piccolo-borghese dell’epoca, le valsero (onore? vergogna?) la messa all’indice da parte del Vaticano.
Katia Bernacci, scrittrice e ricercatrice nell’ambito delle medicine alternative da molti anni, vive a Torino dove lavora per una casa editrice. Collabora con associazioni e fondazioni che si occupano della divulgazione di pratiche legate a uno stile di vita sano ed eco-compatibile.
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